
Diga Fanghi Piscinas
Una diga per i fanghi residui delle estrazioni
La Diga Fanghi sul Rio Piscinas si trova nel territorio di Arbus, a pochi chilometri dal mare. Questo corso d’acqua, conosciuto come Rio Irvi-Piscinas, scorre a valle della storica Laveria Sanna, un impianto legato alla Miniera di Montevecchio, e un tempo trasportava i fanghi residui dell’attività estrattiva fino alla costa. Quest’attività, necessaria per lo smaltimento dei residui, finì per confliggere con la plurisecolare pesca del tonno.
Lungo le coste della Sardegna, a partire da Stintino, nel nord dell’isola, è possibile ancora oggi osservare diverse tonnare, strutture utilizzate per la cattura stagionale del tonno; la pesca avveniva soprattutto in primavera, seguendo il naturale ciclo migratorio dei tonni mediterranei. Questi pesci, provenienti dall’Atlantico, attraversavano lo stretto di Gibilterra e si dividevano in due grandi gruppi. Uno si dirigeva verso le coste settentrionali dell’Africa, mentre l’altro seguiva la rotta spagnola. Giunti nei pressi delle Baleari, i tonni si separavano ulteriormente: una parte si spostava verso la Sardegna, passando da Capo Pecora e proseguendo lungo le tonnare di Portoscuso, Isola Piana, Calavinagra e Calasapone; l’altra proseguiva verso il Golfo del Leone e le coste liguri, suddividendosi ulteriormente. Alcuni branchi scendevano lungo le coste occidentali della Corsica per poi approdare in Sardegna, toccando località come Vignola, le Saline, Pittinuri, Flumentorgiu (nota anche come Tunnaria), e infine Carloforte e Calasetta. Altri, invece, si spingevano verso il mare della Toscana, per poi raggiungere Napoli e le coste settentrionali della Sicilia.
Questa migrazione naturale, così importante per l’attività economica delle tonnare, poteva però essere disturbata dai reflui minerari scaricati nei corsi d’acqua come il Rio Piscinas o il Rio Naracauli. Quando i tonni incontravano questi sedimenti lungo la costa, tendevano infatti ad allontanarsi, riducendo drasticamente le possibilità di pesca per le tonnare situate più a sud.
Questo problema rappresentava un grave danno economico per le compagnie di pesca, che reagirono denunciando la situazione alle autorità competenti. Le proteste, portate avanti presso l’Autorità Portuale e il Corpo delle Miniere, spinsero le autorità a imporre alle società minerarie la costruzione di bacini di contenimento lungo i fiumi, con l’obiettivo di trattenere i fanghi prima che raggiungessero il mare. In questo contesto si inserisce la costruzione della Diga Fanghi sul Rio Piscinas, completata nel 1941 dalla società Montevecchio. Una targa ancora presente sulla struttura ne riporta l’anno di realizzazione, indicandolo come il XIX dell’era fascista; la diga rimase in funzione fino al 1973, anno in cui fu distrutta da una violenta piena.
La diga, oltre alla sua funzione di contenimento, era dotata di un particolare meccanismo che consentiva di regolare il rilascio dei sedimenti. Sul suo coronamento correva un binario su cui si muoveva un vagone dotato di argano. Il sistema permetteva di sollevare le “palancole” in legno che trattenevano i fanghi. Alla fine della stagione della migrazione dei tonni, le palancole venivano sollevate, e i sedimenti accumulati venivano rilasciati in mare. Con l’inizio di una nuova stagione, le palancole venivano riposizionate, ripristinando il sistema di contenimento per evitare che i fanghi interferissero con il passaggio dei pesci. Questo ciclo si ripeté ogni anno fino alla chiusura degli impianti della Laveria Sanna e al crollo definitivo della diga nel 1973. Il suo cedimento è simbolo della decadenza dell’attività mineraria della zona.
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