Vecchi magazzini Punta Zarai

Forno a riverbero per la soda

Vecchi magazzini Punta Zarai

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Le carte topografiche di fine Ottocento collocano sulla destra idrografica del Rio Piscinas, in prossimità della sua foce, un edificio che ha attraversato il tempo e che ancora oggi conserva tracce delle molteplici funzioni che ha ricoperto nel contesto minerario e industriale locale. Nella carta geologico-mineraria del Sulcis-Iglesiente, redatta e pubblicata nel 1888 dal geologo Zoppi, tale edificio viene posizionato strategicamente in corrispondenza di una carrareccia che, transitando per Genna Armida, collegava la foce del Rio Piscinas alla valle del Rio Naracauli, consentendo un accesso diretto al complesso minerario di Ingurtosu.

L’importanza dell’edificio è attestata anche dalla sua presenza nella prima edizione della Carta Topografica d’Italia dell’Istituto Geografico Militare, che ne evidenzia il ruolo nel quadro delle infrastrutture minerarie del periodo. Tuttavia, con la costruzione della ferrovia, dello scalo di Piscinas e del magazzino per il deposito della galena, realizzati tra il 1875 e il 1876 nei pressi della spiaggia, la struttura perse gradualmente rilevanza funzionale, venendo relegata a un ruolo residuale rispetto alle nuove opere. Nel 1897, un tentativo di riqualificazione portò all’autorizzazione prefettizia per la costruzione di una vetreria presso Bau, situata in prossimità della Laveria Santa Barbara. Contestualmente, nell’edificio di Punta Zarai fu realizzato un impianto dotato di un forno a riverbero per la produzione di soda, materiale indispensabile come fondente per abbassare il punto di fusione nella lavorazione del vetro. Questa nuova destinazione d’uso rappresentava un tentativo di diversificazione economica nella zona mineraria, che cercava di integrare attività manifatturiere a valore aggiunto.

La vetreria, che raggiunse un organico di circa un centinaio di operai, rimase operativa per un solo anno, durante il quale furono prodotte oltre 450 tonnellate di materiale. Tra i manufatti più significativi vi erano damigiane da cento litri, barili e bottiglie di forme e dimensioni diverse, che costituivano un campionario eterogeneo e innovativo per l’epoca. Questo campionario, esposto all’Esposizione di Asti-Torino, ottenne un importante riconoscimento, aggiudicandosi la medaglia d’argento come testimonianza della qualità e dell’ingegno tecnico dei prodotti realizzati.

Nonostante il successo iniziale, la redditività dell’impianto si rivelò insufficiente. La gestione, passata nelle mani del Lord Brassey, non riuscì a mantenere la stabilità economica necessaria, portando così alla chiusura definitiva.

Oggi, ciò che resta dell’edificio di Punta Zarai è rappresentato dal basamento e da alcune porzioni delle murature perimetrali, che si stagliano in uno dei tratti più suggestivi e affascinanti della costa, conservando il valore storico di un sito che fu testimone di ambizioni economiche e trasformazioni tecniche legate all’industria mineraria e manifatturiera dell’epoca.



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