Le infrastrutture

Le miniere e le loro infrastrutture

Ingurtosu



Il perimetro in rosso indica l’area che ospita complessivamente il compendio delle miniere di Gennemari, Ingurtosu e Crabulazzu

Sia Ingurtosu che, anche se in misura certamente minore, Gennamari furono realtà minerarie importantissime per l'economia della zona dell'arburese-guspinese. Le prime notizie sul giacimento filoniano di Ingurtosu risalgono al 1760, anno in cui si fa riferimento a 7 enormi “fossi” ad Ingurtosu e 5 a Gennamari. Dopo le ricerche effettuate da società o singoli imprenditori che si sono succeduti in oltre un secolo dalla nascita del Regno sardo, il 16 febbraio 1855 con Regio Decreto due commercianti liguri, Marco e Luigi Calvo, ottennero la Concessione in perpetuo della miniera di Gennamari. Nel 1857 i due commercianti vendettero la concessione alla “Società Civile delle miniere di Gennamari e Ingurtosu”. Negli ultimi trentanni del 1800 vi furono degli interventi innovativi che cambiarono radicalmente le Miniere di Ingurtosu e gennamari. Intanto nel 1871 si procede alla costruzione del tratto di ferrovia privata che collegherà gli impianti di trattamento del minerale alla spiaggia di Piscinas parte della quale viene concessa il 26 febbraio 1875 per la costruzione di un magazzino nel quale depositare il minerale da imbarcare nelle bilancelle di Carloforte per il trasporto all'Isola di San Pietro.

I magazzini saranno, negli anni 50 del 1900, i trasformati in colonia marina per i figli dei minatori che potevano in questo fruire di un soggiorno nell’unica località marina raggiungibile facilmente dall’entroterra. Nel 1880 venne autorizzata la costruzione di un impianto di trattamento, la Laveria di Bau, in una zona ricca di boschi e di ruscelli d'acqua freschissima. Il Pozzo Turbina situato nei pressi del cantiere Harold, fu scavato nel 1897 per la coltivazione del filone secondario detto di Cervo, nei pressi degli impianti della Turbina e della Dinamo, nati per produrre energia elettrica per la laveria di Ingurtosu, a circa 250 metri di distanza. Nel corso del 1895 fu messa in esercizio la nuova sezione della laveria di Ingurtosu. Per il funzionamento dei macchinari veniva utilizzata l’energia elettrica prodotta dalla turbina mossa dalla caduta per 60 m delle acque di rifiuto della laveria stessa. Durante la notte l’energia serviva alla illuminazione della laveria e dei piazzali della miniera, attivando 4 lampade ad arco e 23 ad incandescenza da 16 candele ciascuna. E’ il primo esempio di trasmissione dell’energia elettrica nelle miniere sarde.

Fu, comunque , alle fine del secolo che la maggioranza del pacchetto azionario passa nelle mani di Thomas Alnutt, Visconte di Hayte, meglio noto come Lord Brassey, che con la “Pertusola Limited” intensificò lo sviluppo delle miniere con l'avvio di importanti opere. Alla Laveria di Naracauli, denominata “Laveria Brassey” (proprio in onore del presidente della Società) inaugurata nel 1900 seguì pozzo Lambert nato per migliorare l'accessibilità al sottosuolo. Nello stesso periodo ci fu l'introduzione delle perforatrici automatiche e delle teleferiche per il trasporto del minerale da Gennamari a Naracauli. Negli anni successivi, dal 1903 al 1916, furono aggiunte ulteriori sezioni per la lavorazione dei minerali, e diverse sezioni per il ripasso delle discariche; la laveria Brassey rimase attiva sino agli anni '60 periodo della definitiva chiusura. Oggi resta pochissimo della struttura dell'edificio, e nulla delle degli impianti della laveria fatta eccezione per un piccolo forno di fusione.

Con l’entrata in funzione della Brassey, aumentarono i fabbisogni di energia e fu quindi messa in progetto la realizzazione di una centrale elettrica da costruirsi a Naracauli che fu completata nel 1912. Il 12 novembre 1919, a Londra in conseguenza delle ferite riportate in un incidente, moriva lord Brassey. Nel 1920 in conseguenza della morte di lord Brassey la maggioranza delle azioni della miniera di Gennamari-Ingurtosu passò nelle mani del Gruppo Pennaroya. Il cantiere Harold è situato nella valle de Is Animas ed è servito dal pozzo Gal. Il pozzo, costruito nel 1924 per la coltivazione dei filoni Brassey, Ingurtosu e Cervo, deve il suo nome a Paul Gal dirigente della società che in quel periodo gestiva le miniere di Gennamari ed Ingurtosu. La Pertusola significò sviluppo ma anche ricerca del massimo profitto aumentando i ritmi di lavoro con l'introduzione del “sistema Bedaux”, un sistema di cottimo che si ritrova anche in altre realtà minerarie come la Montevecchio. All'impianto di Naracauli, nel 1926 dopo il primo conflitto mondiale, quando la laveria Brassey si rivelò insufficiente all'aumento della produzione della Miniera, si aggiunse la laveria Pireddu che venne dotata di una moderna flottazione. Allo stesso tempo venne operato il miglioramento del pozzo Gal e lo scavo del pozzo 92.

Nel corso del 1930 fu completata la costruzione della teleferica lunga 2.500 m, capace di trasportare 22 ton. l’ora. Detta teleferica che venne adibita al trasporto deil minerale dalla miniera di Gennamari alla nuova laveria di galena a Naracauli in corso di costruzione. Nel cantiere is Animas oltre alla struttura in muratura del pozzo è presente la sala argano, i locali delle forge, delle officine e la tramoggia, costruita in cemento armato nel 1948 quando finì il trasporto su rotaia, l'impianto consentiva il caricamento su camion per il trasporto del materiale alle laverie Pireddu e Brassey. Nel 1933 la Pertusola acquisì l'intera proprietà delle miniere di Ingurtosu e Gennamari con le quattro concessioni di: Tintillonis, Ingurtosu, Crabulassu e Gennamari. L'energia elettrica venne distribuita anche nelle abitazioni dei minatori; vennero costruite le scuole e incrementata l'attività del laboratorio medico. La miniera si fermò nel '43 per la guerra e rimase in manutenzione molti minatori vennero licenziati. Nel '46 la situazione migliorò ma iniziò la crisi che dovette portare alla chiusura di Ingurtosu: all'impoverimento del cantiere Brassey si aggiunse la discesa dei prezzi dei metalli. Nell’agosto del 1949 è entrato in servizio il trasporto con autotreni del rinfuso dalle stazioni dei pozzi agli impianti di trattamento, di breccino di laveria ai pozzi per le ripiene. Anche la produzione mercantile di Naracauli viene quindi avviata all’imbarco di Piscinas, adattando a sede stradale la vecchia ferrovia.

Nel corso del 1953 si verifica una flessione dei mercati dei metalli con conseguente arretramento della produzione. Anche l’occupazione segna una diminuzione, principalmente in seguito alla parziale meccanizzazione dei lavori. Nelle miniere del gruppo i cantieri di Crabulassu e Gennamari cominciano a mostrare i segni di un prossimo declino per l’esito sfavorevole di nuove ricerche anche se durante il 1954 furono registrate produzioni in graduale sviluppo, nonostante una leggera flessione dell’occupazione dovuta alla progressiva meccanizzazione. All’inizio del 1954 entrò in esercizio il Pozzo 92, mentre è in via di esaurimento il cantiere di Casargiu nonostante alcuni sondaggi avessero riscontrato la presenza di mineralizzazioni in blenda a quota +2. Nel corso del 1955 la produzione complessiva dell’industria mineraria sarda toccò quote mai raggiunte prima. Ad Ingurtosu si ottennero buoni risultati nelle coltivazioni del filone “Brassey”, mentre a Casargiu furono abbandonati per esaurimento del giacimento i cantieri al disotto del livello +80. Cominciarono a mostrare segni di impoverimento anche alcuni tratti del filone “Brassey”. Proseguirono le esplorazioni del filone “Ingurtosu” e nelle vicinanze di Pozzo Gragonti riscontrando scarse mineralizzazioni. Ciò prelude al rapido esaurimento della miniera.

Negli anni che vanno dal 1956 al 1959 continuano i risultati negativi delle ricerche di nuove mineralizzazioni. La situazione è ulteriormente aggravata dai bassi costi dei metalli che causano una grave crisi aziendale. Gli scioperi degli anni cinquanta non furono solo contro l'odiato "Patto Aziendale" che vedremo anche a Montevecchio ma contro le precarie condizioni di lavoro e l'estrema pericolosità dei cantieri. Nella metà degli anni sessanta Ingurtosu passò dalla Pertusola alla Monteponi-Montevecchio che nel 1973 rinunciò alle concessioni minerarie.


Gennamari, Crabulazzu e Bau


Questo giacimento venne coltivato in età Romana, ma dopo un lungo oblio fu riscoperto da un fabbro di Arbus nel 1829. La concessione di Gennamari (o Gennemari) precedette di poco quella della limitrofa Ingurtosu, infatti nel febbraio del 1855 venne rilasciato al negoziante genovese Marco Calvo il diritto di coltivare minerali di Piombo argentifero nelle regioni di Gennamari, Fossu Scuau e Naracauli. Successivamente la concessione passò alla Società di Gennemari e Ingurtosu e quindi alla Pertusola. Si coltivò il medesimo corpo filoniano della miniera Ingurtosu, mentre il minerale estratto con i pozzi Edoardo, Giordano ed Est veniva trasportato alla Laveria Naracauli. L'area mineraria presso il Passo Bidderdi, dove sorgeva il pozzo Est, faceva parte della concessione Crabulazzu (o Crabulatzu). Tramite un strada sterrata i cantieri di Gennamari erano collegati a quelli di Crabulazzu, Crabulazzeddu, fino a raggiungere il villaggio di Pitzinurri ad Ingurtosu. Oggi, il versante collinare su cui sorgeva il villaggio minerario si presenta spoglio; restano a testimonianza i grandi cameroni costruiti dopo la guerra, e le piccole casette in pietra risalenti ai primi anni di vita della miniera. Nel fondovalle verso Scivu, il Ministero di Grazia e Giustizia ha insediato una colonia penale (area militare Is Arenas), sfruttando parte dei fabbricati della Laveria Bau. Infatti a Bau era presente un villaggio minerario con tanto di scuola, chiesa, villa del direttore, prima dell'abbandono dell'attività mineraria e di tutte le strutture produttive. La laveria di Bau detta di Santa Barbara, venne costruita nel 1880 per il trattamento dei minerali estratti da Gennamari e Crabulassu; nel 1897 la laveria fu affiancata da una vetreria, venne costruito un forno a riverbero per la fusione del vetro, utilizzando la sabbia quarzosa abbondantemente presente nel sito. La vetreria entrò in funzione solo un anno impiegando 100 operai e producendo 450 tonnellate di vetro. Nel 1910 la Società Gennamari-Ingurtosu ottenne dal Ministero dell’Agricoltura, la medaglia d’oro per la bonifica a scopo agricolo del rio Naracauli La miniera fu acquistata negli anni ’30 dalla Pertusola, che unifico il destino a Ingurtosu e che vi lavorò fino alla chiusura definitiva, verso il 1960-65.


L'attracco di Piscinas


Al centro della spiaggia di Piscinas, in corrispondenza degli attuali resti del molo, esisteva un promontorio roccioso costituito da un affioramento di scisti (SVI), che dopo il primo periodo in cui i minerali venivano condotti a mare a Punta Zarai, dove esistono i resti dei magazzini in fronte al mare, venne trasformato in un approdo organizzato, al fine di poter condurre via mare i minerali estratti alla lavorazione. Sul promontorio di roccia, affiorante sotto il resto del molo e del piazzale, venne costruito un molo che consentiva l'attracco di imbarcazioni a vela, dette bilancelle, per poi prendere la strada di Carloforte. Nei primi anni il minerale, arricchito nelle laverie Brassey e Pireddu, raggiungeva la spiaggia con muli o cavalli, in seguito nel 1871 fu costruita una linea ferroviaria, decauville, a scartamento ridotto che collegava gli impianti di trattamento alla spiaggia. Il minerale veniva accatastato all'aperto sulla spiaggia in attesa dell'imbarco, solo nel 1875 venne realizzato un magazzino nel quale depositare il minerale prima del carico sulle bilancelle. Allo stesso tempo, nel piazzale veniva ospitato il materiale necessario alle armature delle gallerie ed il carbone per il funzionamento dei generatori a vapore e della locomotiva.


La diga di Piscinas (reflui Montevecchio) sul rio Piscinas


Nel 1940 si era dovuto eseguire per effetto di una ingiunzione di "Fabbriguerra" (Il commissariato per le fabbricazioni di guerra) un lavoro straordinario: la diga di Piscinas che rimase in esercizio per oltre 30 anni. Sopra un platea di cemento armato lunga 40 m emergevano 5 piloni in c.a. lunghi 2 m spessi 1m, alti 7m, e due spalle pure in c.a.; nei mesi di funzionamento Aprile – Giugno negli intervalli venivano incassati con un argano dei pali di rovere calafatati che chiudendo la diga creavano un bacino della superficie di circa 7 Ha e della capacità di 210000 mc in grado di decantare la torbida di uscita dell’impianto FUP. Finito il passaggio dei tonni la diga veniva riaperta e le piene invernali e primaverili la ripulivano dai fanghi accumulati. La diga fu poi spazzata via da un alluvione nel 1973 annegando quasi interamente il primo concio in sinistra che ospitava anche un vano praticabile, e lasciando degli altri, in posizione originaria, solo i primi 2.


Gli impianti ed i trattamenti


I reagenti utilizzati nella laveria Pireddu tra il ’55 ed il 68, ed i relativi dosaggi, erano:
per i minerali blendosi
  • solfato di rame = 450 g/t , immesso nel condizionatore di testa del circuito blenda
  • etilxantato di potassio = 90 “ , immesso in testa al circuito blenda
  • olio di pino = 60 “ , immesso in testa al circuito blenda
  • olio diesel = 60 “ , immesso nelle celle lungo il circuito di sgrossatura

per i misti galena-blenda circuito piombo
  • cianuro di sodio = 10 g/t , immesso nel mulino Hardinge
  • etilxantato di potassio = 40 “ , immesso in testa al circuito di sgrossatura
  • olio di pino = 60 “ , immesso in testa al circuito di sgrossatura

circuito zinco
  • solfato di rame = 500 g/t , immesso nel condizionatore
  • etilxantato di potassio = 80 “ , immesso in testa al circuito di sgrossatura
  • olio di pino = 65 “ , immesso in testa al circuito di sgrossatura
  • olio diesel = 65 “ , immesso nelle celle lungo il circuito di sgrossatura.
Il tenore medio dei grezzi blendosi trattati nella laveria Pireddu era di circa il 7,5 % in zinco.
Il tenore medio dei concentrati e degli sterili era invece del 61% e dello 0,2% in zinco rispettivamente.
I tenori in piombo e zinco dei misti galena-blenda erano invece molto variabili, tuttavia i risultati di flottazione del circuito blenda, quanto a tenori del concentrato e dello sterile, erano mediamente dello stesso ordine di quelli che si ottenevano nel trattamento dei minerali essenzialmente blendosi. Relativamente al circuito piombo, esso forniva tenori medi del concentrato e degli sterili del 65% e dello 0,4% in Pb rispettivamente.

Il sedime di Piscinas


L’area oggetto dell’intervento è frutto della trasformazione di un lembo di sistema dunare e litorale molto singolare, operato ai primi del ‘900 con la costruzione della strada ferrata e del successivo molo, impostati sull’unico sperone di roccia in circa 3 km di spiaggia, tra Punta Fenu Struvu e Punta s’Acqua Durci. Invero sono presenti altri affioramenti ma meno esposti e fortemente mascherati dalla sabbia eolica, quella di spiaggia e le arenarie. Il sito venne trasformato, lasciando sfociare il Rio Naracauli a sud dei Magazzini dive perveniva attraverso un ponte che il tracciato ferroviario mostra ancora oggi. Il raccordo altimetrico tra l’arrivo della ferrovia ed il mare, e la gestione dei magazzini, costruiti nel 1875, venne ottenuto mantenendo in quota l’arrivo della ferrovia per poter scaricare all’interno dei magazzini a caduta. I magazzini, funzionali a poter gestire lo stoccaggio dei materiali nei momenti di mare non praticabile, consentivano, con delle tramogge poste a tetto della galleria di ingresso all’attuale Hotel, il caricamento del minerale su piccoli vagoni, trainati da muli o cavalli, che venivano avvicinati al pontile per consentire il trasbordo del minerale sulle bilancelle che a vela, lo trasportavano fino a Carloforte. Il piazzale inferiore, ottenuto attraverso la creazione di una superficie piana, utilizzando in parte basoli di granito provenienti dal settore di Gennemari, consentiva lo stoccaggio del legname per l’armatura delle gallerie e del carbone per gli impianti e la locomotiva.

Col tempo, il Rio Naracauli, probabilmente a causa della sua pericolosità, venne portato a defluire a mare, a nord del molo, dove da allora al variare del suo regime e dell’andamento dei venti e delle correnti dominanti ogni singolo anno, crea, spandendo i sedimenti trasportati, una nuova foce. In adiacenza, a nord dell’area dei magazzini e del piazzale, era presente una superficie dove venne creato un accumulo avente funzione di stoccaggio, di riparo e di argine dalla furia invernale del Rio. Altresì era presente, dopo gli anni ’40, un rilevato che portava verso la diga sul Rio Piscinas. Il settore a Nord del rilevato ferroviario, ed a sud del Rio Piscinas è costituito da una profonda commistione tra residui minerari di varia granulometria, sedimenti parzialmente cementati dai Sali precipitati dalle acque ricche in sali di calcio, zinco, cadmio piombo ed altro, ancora oggi trasportati dalle acque che il Rio porta dalla bocca delle gallerie (p.e Galleria Ledoux) attraverso il proprio letto costituito dai sedimenti deposti ed erosi, ogni anno, a partire dalla data di entrata in funzione degli impianti di concentrazione, prima di Ingurtosu, poi di Bau, e successivamente di Brassey e Pireddu. Le uniche sabbie costituite da sedimi sostanzialmente naturali e scarsamente contaminati dai residui, sono quelle posta in quota sui rii di Naracauli e Piscinas, e alimentati per selezione eolica. Fa eccezione a questo una elevata capacità del mare di miscelare e ridurre la concentrazione dei residui, nelle aree percorse dal rio nella fascia di 50-60 m dalla riva annuale.