Miniera Arenas – Tiny e laveria di Genna Carru

Uno dei più vasti giacimenti a cielo aperto della Sardegna

Miniera Arenas – Tiny e laveria di Genna Carru

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Il giacimento Arenas-Tiny, coltivato prevalentemente a cielo aperto, è stato uno dei più vasti della Sardegna, insieme a quello di Cungiaus presso Monteponi. La Miniera di Arenas, con gli impianti della Laveria di Genna Carru situati nel comune di Fluminimaggiore, e la Miniera di Tiny, a cavallo tra i comuni di Fluminimaggiore e Iglesias, occupano una posizione strategica lungo tre valli principali: Bau Porcus, Rio di Antas e Rio di San Giovanni.

La miniera aveva quale destino sull'estrazione di minerali di piombo, situati al contatto tra i graniti del Monte Linas e gli scisti e calcari metalliferi del Sulcis. Il materiale veniva trasportato agli impianti posizionati sulla sella di Genna Carru, che includevano la laveria, la centrale elettrica, laboratori chimici, officine, ripostigli, docce e altre strutture secondarie. Adiacenti agli impianti si trovavano i bacini di decantazione per i fanghi prodotti durante i processi di concentrazione.

Le lavorazioni iniziavano con la frantumazione del materiale grezzo tramite crivelli meccanici, seguita da una vagliatura e dalla macinazione nei mulini a sfere. Il risultato veniva poi trasferito alle celle di flottazione, dove, attraverso l’uso di oli e sostanze chimiche, si separava la parte più ricca di metallo dal residuo. Il complesso includeva anche il pozzo Lheraud, dedicato al direttore generale della Pertusola negli anni Quaranta, che garantiva l’accesso alla miniera sotterranea, insieme alla discenderia di Pinna Perda, utilizzata negli anni finali di attività. A completamento, lungo la strada per Domusnovas era sorto il villaggio minerario, oggi in gran parte restaurato, che ospitava abitazioni per operai, uffici, strade e una chiesa dedicata a Santa Barbara.

Lo sfruttamento sistematico della miniera ebbe inizio nel 1877, quando l’inglese George Henfrey, rappresentante della società omonima, ottenne la concessione mineraria di Genna Carru, seguita nel 1883 da quella di Su Pitzianti. Tuttavia, nel 1891, a causa di difficoltà economiche, le concessioni passarono alla società Pertusola, acquisita nel 1899 da Lord Thomas Allnutt Brassey.

Le miniere di Arenas furono successivamente collegate a quelle di Malacalzetta tramite una ferrovia a scartamento ridotto per il trasporto dei minerali alla laveria. Nel 1927, la concessione fu revocata dal Corpo delle Miniere di Iglesias a causa del disinteresse della Pertusola. Negli anni Trenta, grazie a nuovi studi geologici, venne evidenziata l’importanza del giacimento, portando alla ricostruzione della ferrovia e alla realizzazione della laveria di Genna Carru nel 1942-1943.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’attività riprese regolarmente, soprattutto con lo scavo a cielo aperto, che modificò profondamente il paesaggio, creando il grande cratere visibile oggi. A seguito di un accordo tra Pertusola e Monteponi-Montevecchio, le miniere di Arenas e Tiny furono accorpate, formando un’unica realtà produttiva che impiegava circa 120 minatori e una ventina di impiegati.

Negli anni Sessanta iniziò una fase di declino, con la miniera che passò dalla Pertusola alla Piombo Zincifera Sarda, senza però invertire la tendenza negativa. La chiusura definitiva degli impianti avvenne nei primi anni Ottanta.

Planimetria della zona Margherita in località Arenas in scala 1:10000 dell'ottobre 1949 (IGEA - Archivio storico minerario di Monteponi)

Planimetria del cantiere Margherita risalente al 1905 (IGEA - Archivio storico minerario di Monteponi)

Planimetria di Arenas con i bacini di raccolta sterili di laveria e Pinna Perda (IGEA - Archivio storico minerario di Monteponi)

Planimetria di Arenas con i bacini di raccolta sterili di laveria e Pinna Perda (IGEA - Archivio storico minerario di Monteponi)

Planimetria di Arenas con i bacini di raccolta sterili di laveria e Pinna Perda (IGEA - Archivio storico minerario di Monteponi)

Planimetria di Arenas con i bacini di raccolta sterili di laveria e Pinna Perda (IGEA - Archivio storico minerario di Monteponi)

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