
Centrale Elettrica di Naracauli
Una risorsa essenziale per i principali siti minerari della zona
La Centrale Elettrica di Naracauli, costruita nel 1912, fu progettata per garantire energia al complesso minerario di Ingurtosu-Gennamari: fino al 1926 costituì una risorsa essenziale per i principali siti minerari della zona, come Brassey, Bau, Pizzinurri, Gennamari, Ingurtosu e Casargiu. In seguito, l’approvvigionamento energetico venne affidato alla centrale idroelettrica del Lago Omodeo, situata presso la diga sul fiume Tirso.
La realizzazione della centrale rientrava in un più ampio piano di modernizzazione delle infrastrutture minerarie promosso dalla Società Gennamari-Ingurtosu sotto la direzione di Lord Thomas Allnutt Brassey. Dotata di macchinari tecnologicamente avanzati, la struttura era progettata per garantire un flusso energetico costante, indispensabile per le operazioni di estrazione e lavorazione. L’edificio, architettonicamente innovativo, presentava una struttura portante in calcestruzzo e murature in scisto e granito. Le coperture in legno e tegole di laterizio ne assicuravano robustezza e durabilità.
Accanto alla centrale sorse il villaggio minerario di Naracauli, attivo tra il 1900 e il 1914, nei pressi della Laveria Brassey; questo ospitava le abitazioni per gli operai e gli impiegati, insieme a servizi essenziali come una scuola, uno spaccio e un dopolavoro. Le case, semplici e rettangolari, erano costruite con materiali locali e dotate di coperture a falde. La centrale rappresentava il fulcro della comunità, sostenendo lo sviluppo economico dell’area. Con il declino delle attività minerarie negli anni Sessanta, il villaggio fu progressivamente abbandonato; la centrale elettrica è oggi l’unico edificio a conservare il tetto, a testimonianza della solidità della costruzione.
Negli anni Settanta, una piena invase il fondovalle del Rio Naracauli, distruggendo gran parte delle infrastrutture, inclusa la strada principale. Quest’ultima venne ricostruita a una quota più elevata, lasciando il fondovalle esposto alle piene del corso d’acqua, alimentato dalle sorgenti della Galleria Ledoux. Ancora oggi, il Rio inonda periodicamente l’edificio, anche nei mesi estivi.
Nonostante il degrado, la centrale e i resti del villaggio rappresentano una meta di interesse per appassionati di archeologia industriale e storia mineraria, in un’area in cui la natura si sta riappropriando gradualmente degli spazi prima abitati.
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